martedì 22 gennaio 2008

AVVISO AI NAVIGANTI: QUESTO BLOG è SERIAMENTE affetto da TURPILOQUIO

Come qualcuno ci ha chiesto, riportiamo in "prima pagina"
(che è poi la più frequentata del blog come ogni buona porta di ingresso ...)
uno dei post che ha inaugurato
Sassareserie un anno e mezzo fa.


AVVISO AI NAVIGANTI
QUESTO BLOG è SERIAMENTE affetto da TURPILOQUIO

E' consigliabile, per comprendere pienamente i potenziali rischi da sovraesposizione al suddetto "TURPILOQUIO", leggere attentamente le definizioni che seguono.


I SASSARESI E IL TURPILOQUIO

In genere, il turpiloquio è esclusivo appannaggio della "società maschile" e si ritiene di pessimo gusto dire "certe parole" in presenza delle "signore".
A Sassari le cose sono sempre andate in una direzione un po diversa.

Le parolacce sono radicate nel linguaggio parlato un po' a tutti i livelli, non solo fra i giovani, non solo fra uomini e donne, ma per colorire discorsi o espressioni particolari, anche per radio, per televisione o sui giornali non è raro trovare parole che in altre realtà si riterrebero impronunciabili.

Due sono i tipi di "espressioni volgari" usate: la parolaccia e l'imprecazione.

La PAROLACCIA vera e propria ha il significato di un insulto contro una persona.
Tuttavia,a Sassari, il suo uso "abbastanza" frequente ha molto sminuito la sua violenza.

Valga per tutti l'esempio della tipica espressione, "figliolu di bagassa"(da figlio di madre ignota), in molti idiomi usata contro una persona per darle del "bastardo".
Questa, che pure pronunciata con durezza è un'offesa abbastanza grave, ha in Sassarese una connotazione quasi affettuosa: infatti, per tradizione, i bambini figli di nessuno sono persone particolarmente furbe, abilissime nell'arte di arrangiarsi, dinamiche e scaltre, abituate come sono a lottare con la vita giorno per giorno.
Per questo, non di rado, questa espressione viene rivolta a un amico furbo, che ha dimostrato la sua scaltrezza in qualche occasione speciale.
Non sarà così raro che un Sassarese coccoli affettuosamente il pargolo della sua migliore amica sussurandogli paroline dolci come "e beh ... bruttu figlioru di bagassa ....".

Altrettanto potrà capitare di sentire all'incontro di due Sassaresi dopo anni di lontananza " ... e beh...!! La bagassa di mamma doia ..... Già ti'nniscia la canna a ciammammi d'ogna tantu".

Nè si dovrà leggere malanimo nell'espressione "Ancu ti'nnesciani l'occi" rivolta ad un commensale cui sia sfuggito un banale ruttino ....

Così, logorate dall'uso continuo, molte parolaccie hanno perso il loro significato originario acquisendone decisamente un altro: "casino", per esempio, ha quasi sostituito il termine confusione, caos disordinato, perdendo il suo significato di "casa di tolleranza", "bordello".
Ha dato tra l'altro numerosi derivati: fare casino, confondere le cose; incasinato, essere confuso; casinista, disordinato nel pensare o nell'agire.
E' questa la vera genesi dell'espressione " ... vai a casino" che detta da un Sassarese sta in genere per "lascia perdere" o "non insistere oltre" o del cortese "a coddare a casino" ovvero: "la tua proposta non mi trova pienamente d'accordo"

L'IMPRECAZIONE, ovvero la parolaccia usata solo per esprimere il proprio disappunto, o anche impiegata come intercalare, senza voler offendere nessuno e senza più nessun vero significato letterale, se non quello di esprimere rabbia, sorpresa, gioia, dolore e comunque un'emozione forte.

I forestieri spesso accusano il sassarese di usare l'intercalare "cazzo" con una certa frequenza, anche se un attento studio filologico semantico evidenzia un utilizzo poco più che sporadico:

a) "cazz" in apertura di discorso (cfr il "well" anglosassone o il "bueno" degli spagnoli).
b) "cazz" come virgola
c) "cazzu diauru" come punto e virgola
d) "cazzo" come punto esclamativo.

D'altronde, si giustificherebbe un Sassarese "in ciabi" di questo tipo di parolaccia abbiamo esempi perfino in tedesco, in cui la parola "Scheisse!" non ha alcun valore semantico se non quello di mostrare la propria rabbia, corrispondente al francese "merde!", privo di qualunque riferimento sessuale. Cazz....

Naturalmente per lo straniero, che a Sassari ha presto l'occasione di conoscere varie forme di turpiloquio, è consigliabile un apprendimento esclusivamente passivo di questo, perché difficilmente (a meno di non soggiornare lungamente in città) potrà imparare a dosare con esattezza la maggiore o minore gravità di determinate parolacce e l'opportunità di proferirle senza rischiare una brutta figura o una reazione anche vivace dell'interlocutore. (mai apostrofare un Sassarese con i luoghi comuni "impiccababbu" o "magnacaula" pena vederlo "partire di testa" ovvero eseguire la "manovra Zidane").

Insomma, a Sassari esiste un "uso aristocratico" del turpiloquio (per esempio nei salotti bene) e anche un uso "intellettuale", per cui certe parole sono proferite quasi con affettazione.

Qualche esempio tratto dal quotidiano aiuterà il "profano" a capire meglio:

"Vai e iscimminni tuttu gantu da la perra manna di li cuglioni; figlioru di bagassa. Cazzu !!" (Ma va là, va là, va là !!)

"E beh.... e chissu cabu du cazzu di to maridddu, non z'è giuntu ???"
(Ad un party molto chic: padrona di casa ricevendo un'amica)

e la lista potrebbe continuare a lungo................

La parola ai blogghisti !!

Liberamente ispirato da:
Lingue Italiane, di Giulia Grassi e Roberto Tartaglione, CI.ELLE.I Edizioni, Firenze 1985)

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