MALA TEMPORA CURRUNT....
Abbandoniamo per un momento i frizzi e i lazzi, e parliamo di un argomento delicato che ha cambiato la vita e il volto della nostra amata Sassari.
I movimenti economici e la nascita di Predda Niedda hanno portato a uno sfascio culturale di proporzioni inaudite. Il trasferire attività produttive fuori dalla città ha prodotto nelle donne sassaresi un po’ anziane una grande malinconia, e le giovani generazioni di donne non conosceranno mai un fenomeno che rafforzava il muliebre senso di sicurezza.
Inoltre le normative sulla sicurezza sul lavoro non hanno contribuito di certo allo sviluppo dell’autostima femminile, con i cantieri e i ponteggi blindati da reti.
Insomma sto parlando della scomparsa di figure importantissime: muratori, meccanici e artigiani similari.
Negli anni precedenti agli ’80 molti ricorderanno queste figure. Si sporgevano dai ponteggi a rischio della vita, o sbucavano da carrelli posti sotto le vetture in riparazione, e snocciolavano veri e propri madrigali inneggianti alla bellezza femminile. Gli artigiani sassaresi erano inoltre molto democratici e non lesinavano le loro composizioni a ogni donna di qualunque estrazione sociale, razza, religione e aspetto fisico. Qualunque signora o signorina era beneficiata da una pioggia carezzevole di articolatissimi complimenti.
Alcuni quali “Ebbè, mascì, mì non caggì a faccia a terra” esaltava un seno prosperoso che poteva essere periglioso per il baricentro della signora transitante. “A mi ni dai un ggiru” esortava alla generosità della signorina, che non di rado sorrideva beata, guardandosi bene dal darla.
I fischi erano ben modulati, e mai un muratore sarebbe scaduto in volgarità gratuite.
Nella semplicità immediata del complimento o dell’invito c’era una certa eleganza.
I più temerari arrivavano anche a calarsi dal ponteggio per meglio poter godere delle grazie della transitante, guardandola con intenzione negli occhi mentre cantava una canzone romantica.
Non di rado veniva saccheggiato il repertorio di Fausto Leali, più nelle corde di forti bevitori di birra. Sarà per quello che in un certo periodo ci fu un florilegio di bambine battezzate con il nome Deborah? Non è dato saperlo, ma il sospetto persiste.
Oggi potreste attraversare da Carbonazzi a Viale Italia, salendo e scendendo da un tram senza che nessuno vi rivolga il minimo fischio, psssth, o complimento. In un happy hour potreste anche scoppiare a furia di trangugiare noccioline e cioffeche a base di rhum senza che nessuno noti la bontà e naturalezza del vostro corredo di signorina, attempata, ma pur sempre signorina. Un muratore degli anni ’80 non si sarebbe mai permesso una tale trascuratezza.
Chiedo alle donne di questo blog di unirsi con me per un’azione di sensibilizzazione verso le autorità comunali. E chi vuole potrà, frugando nella memoria, raccontarci i complimenti più belli che ha ricevuto da queste benemerite associazioni di categoria.
RIDATECI I MECCANICI
RIDATECI I MURATORI
15 commenti:
Mi inchino al tuo genio illustrativo Crescosotto, vignetta perfetta, Grazie
Anno 1971, ragazzina non scafata alla vita e manovale non di primo pelo. Il palazzo in costruzione veniva sù che una bellezza e dalla mia finestra vedevo un bel ragazzo (non so se avevo già bisogno di occhiali)che lanciava sguardi adoranti e canzoni molto romantiche, la più gettonata era Erba di casa mia. Poi ci siamo incontrati sotto il ponteggio. Confesso che è da allora che le mie finestre hanno le tende.
Altra categoria irrinunciabile: i barbieri. Dove ce li avevano gli occhi per guardare le ragazze e usare il rasoio senza distruggere le facce? Mi sa che il boom della chirurgia plastica è iniziato allora....
Ebbeehhhh !!! paccioccionaaa!!!
E beh, mascì ...
A ni dai sangu ???
Bella quella volta che (avevo 17 anni .... nel 1980 ......) che da un ponteggio mi giunse un complimento in musica che faceva così :
"cumplimenti a mamma doia chi t'ha fattu cussi 'bbbbona.........."
mitico il "ebbè mascì, nn z'esci nudda??"
GOBBURA DI CARRASCIARI ANTIGU SASSARESU
Cari amigghi sassaresi
chistha è gobbura di carrasciari
arribi sempri puntuari
pa iffuttì li mascharigli
curianduri a muccigli
i la salthaina li frisgiori
friggendi a tutti l’ori
cabbu di fezza è già cottu
magnendi pani cun rigottu
a una manu lu paninu
a l’althra un buccioni di vinu
cabbucorru e caggajesgi
no li vedi mai arresi
a brazzettu che cumpari
v’hani in cabbu l’arinari
antuninu cabbu d’agnoni
è visthuddu a pantaroni
mera di pani lu più areganti
cu li femmini è isthrabaganti
Giuanninu caggapurthari
è a la sora foramari
ciamma Gabinu la punta secca
umpari a Francu bisthecca
a Zuniari cabbu di trudda
no ni l’affutti nudda
è baddendi la samba
cun Grazietta cosci bamba
Micherinu occi di triglia
di femmini n’ha un’isquadriglia
Li fazini lu giramintondu
è lu più fighettu di lu mondu
La musiga è ciambendi
e tutti sò baddendi
tangu valzer e marcetta
badda finz’e l’acchetta
è un attruppogliu d’alligria
è cuntentu Piero la chicchìa
umpari a li sureddi ischazzoffa
li fazini subidu la matroffa
entrani in baddu li Baciccia
tutt’e dui li pedi l’ischiccia
eddi sò tre sureddi
e vi boni tre fradeddi
pa azzalli li valdhetti
già sò pronti li braghetti
intantu Re Giogli è liaddu
tuttu gantu assusthaddu
è timendi lu fuggaroni
lu brusgiarà che cuggoni
tutti in piazza pa pignì
mi no è cosa di ridì
dugn’annu lu brusgiarani
liaddu pa li pedi e pa li mani
un Re curruddu franzesu
chi no s’è mai arresu
Antuninu arregga la barella
d’immusgiu fazi Biancasella
chissa d’un beddu cabaddu
v’ha lu brasgieri in cabbu
a carrasciari li buffunatturi
ma attinzioni a li futtidduri
la musiga è finendi
e lu foggu s’è farendi
brusgiaddu è Giogli oramai
Vizenti magnacandun’hai
è già mundendi la chisgina
e dabboi ischarina ischarina
s’avvia da la piazza
è già farendi la jazza
si passa da la risa a lu pientu
nisciunu è più cuntentu
e che cucciucci ischutti
si ni torrani a casa tutti
lu carrasciari è finiddu
un’impagliadda si n’ha biddu
Giuannantoni la fracchina
isthanotti drommi in chintina
umpari a l’amigghi sarroni
dumani v’ha lu cabbu a burioni
passaddu è lu carrasciari
di Brottu Gabinu e Zuniari
di Santu Nigora li Santi
e un saruddu a tuttiganti
cari amigghi sassaresi!
Tino Grindi
anche io sono una nostalgica dei complimenti e della canottierazza ascella in vista. una volta mi fu detto "a ti lu fai un giro in volkswagen?" accompagnando la frase con movimento pelvico.
senza dienticare il classicissimo grugnito del maiale come chiosa del complimento :-)
Sassaresi d’importazione.
Nord Sardegna, due signorine in macchina viaggiano verso casa.
G. « Grazie Marì, se non mi davi un passaggio mi toccava prendere il pulman »
M. « Figurati Giusi , non sapevo tornassi anche tu in paese »
G. « Iiii!!, guarda, non ne potevo più di stare a Sassari, meno male mi ha chiamato mamma che ha fatto i dolci, »
M. « Beata te, i dolci . Io vado in paese come te perché ho bisogno di aria pura, come facciamo a vivere in mezzo a questi incivili non lo so»
G. « Lo so, lo so, i sassaresi, gentaglia, quando andavo all’università mi salvavo, ma adesso che ci lavoro non li sopporto »
M. « Guà Giusi per me è lo stesso, maleducati, zozzoni, mai uno che trova il buco del cassonetto. Secondo me l’educazione gliela stiamo portando noi, se no guai »
G. « Hai ragione, guarda, ma lo sai cosa mi è successo ? »
M. « E cosa ?»
G. « Stavo camminando al Corso quando dal un ponteggio di una casa mi hanno fischiato »
M. « E và !!»
G. « Giuro, una vergogna, e questi che mi urlano Pacciocciona !! »
M. « Nooooo!! »
G. « Heia !! Pacciocciona a me !! guarda, se non ero in fretta mi sentivano, meno male sono una signora »
M. « Mamma mia! meno male che a me non succede mai, »
G. « E già ti credu »
M. « Cioè ? scusa io non sono Pacciocciona ? e poi come parli ? »
G. « Noo ! dicevo meno male che non ti è successo, e poi cosa ? come parli chi ?»
M. « Ma ti sei sentita? hai parlato in sassarese »
G. « Io ? giura !! »
M. « E certo, tè isciddu mancu fussia nadda in Sassari »
G « Mari !! pure tu !! »
M. « Oddio hai sentito anche tu ? ci stanno rovinando »
G. « Mamma mia, non è possibile, ci stanno inquinando »
M. « E non poco, stai a vedere che ci prendono per sassaresi pure a noi »
G. « Speriamo di no, io adesso vado a casa da mamma, vado in cortile, mi faccio una doccia e poi torna tutto come prima, tu cosa fai ? »
M. « Non lo so, adesso sono un poco indecisa, non ho voglia di vedere Pippo Baudo alla televisione, magari vado a cinema »
G. « In paese ? »
M. « Si, guardo cosa c’è, poi decido »
G.« Maria , mi che in paese di cinema ce n’è uno solo e forse non ne vedi di film »
M. « Ebbe ?anche se c’è un solo cinema cosa vuol dire? Ci sarà qualcosa di interessante, qualcosa di culturale, da cineforum, un classico »
G. « Heia, un classico porno. L’ultima volta sono passata d’avanti e c’era sempre il film dell’anno scorso e non ti dico il titolo che mi vergogno »
G. « Maledetti sassaresi, ci stanno inquinando anche a casa nostra »
M. « Hai ragione Giusi, sono come la piovra, anche in casa nostra stanno arrivando »
G. « Attenta Maria rallenta, ecco il cartello dell’ingresso del paese, che bello, lo hanno fatto nuovo. Comune..di…….CAZZU , Frena Marì che lo hai attraversato tutto e sei uscita dall’altra parte !!»
M. « ….diauru Giusi, se mi distrai a leggere il cartello lo sai che sbaglio »
G. « E scusa! adesso fai inversione in quel viottolo e vai piano. Ascò, quando torni a Sassari ? »
M. « Booh ! Pensavo di stare in paese un paio di giorni e tornare lunedì »
G. « Un paio di giorni ? ma sei macca a cabbu ? »
M. « Vabbè, domani mattina alle nove passo a prenderti, bene và !!»
G. « Heia, già va bene »
L’ARTE DELLA MANO
Il lavoro degli artigiani fino a poco tempo fa era paziente ed umano; non era una fatica ma un’attività naturale, come respirare, come il susseguirsi dei palpiti del cuore.
Ora il “minaccioso” avanzare del progresso, che segue la logica disumana della macchina, sta finendo per sostituire e sottomettere ogni forma di lavoro originale, rendendo anonima qualsiasi forma di produzione. Così che è sempre più difficile trovare qualche artigiano disposto a scambiare quattro chiacchiere con te, a spiegarti il suo mestiere mentre opera, a lasciarti osservare le sue mani e il suo sguardo attento mentre meticolosamente “crea”.
E intanto le macchine continuano ineluttabilmente a sostituire e annullare queste antiche e nobili arti; ma proprio perché sono macchine credo che non riusciranno mai a fare a meno di chi le ha messe in funzione e le deve di volta in volta manovrare, si trattasse anche soltanto di un bottoncino da premere.
Per questo, considerando una così affannosa rincorsa al cambiamento e al progresso, bisognerebbe fermarla un attimo per una pausa di riflessione, per rallentare il cammino sempre più veloce della macchina della produzione industriale di pace, e ancor più di quella di guerra; perché l’uomo non può vivere senza la sua identità, senza il dialogo, il confronto, tutti rapporti che non potrà mai stabilire con strumenti perfetti sì, ma inevitabilmente freddi, senza anima.
A prima vista sembra impossibile arrestare questo incalzante processo di proiezione verso un traguardo dietro il quale sembrano attenderci tutti i beni materiali; ma si tratta di un tutto al quale succederebbe il nulla, oltre di esso non si apre nessuna prospettiva.
Più conveniente allora incamminarsi sulla via del futuro a passi piccoli, e lasciare che ne compiano altri anche coloro che verranno dopo.
In attesa che questa divenga una convinzione comune e condivisa, ognuno di noi è padrone di avviare il cambiamento: può per lo meno iniziare a rendere più semplice e meno confusa la sua esistenza.
Tino
Non tutto è perduto. Non più di due anni fa io e la mia amica all'ora di pranzo andavamo in giro in bicicletta e....svoltato l'angolo siamo incappate in una greffa di muratori. Uno di questi si è subito messo a cantare "Passeggiando in bicicletta" di Cocciante ed io e la mia amica siamo andate via ridendo tutte contente.....
Feiméddiru a Tino!!!
Sinnò zi fuggini tutti li blogghisti e zi tocca di sarrà.
Avveru mih!
Già è simpatiggu, ma m'ha un poggu unfiaddu a me puru.
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